Prima di fare "copia" e "incolla"

Quando decidi di copiare ed incollare i contenuti di questo blog, abbi almeno il buon senso di citarne la fonte.
Scrivere i contenuti di queste pagine è un lavoro molto impegnativo: c'è uno sforzo di memoria, di attenzione nello scrivere il dialetto in maniera precisa e un sacrificio di tempo. Tutto questo lo facciamo per non mandare perse tutte quelle "cusarelle" della nostra terra. Grazie per la collaborazione.

venerdì 23 settembre 2011

Adriano Ferraiolo: il teatrino di Pulcinella


Era il 1903 quando per la prima volta arrivò a Campobasso il teatrino di Pulcinella messo in atto dai Ferraiolo. Da allora, a cavallo tra settembre ed ottobre, quella famiglia di artisti è sempre ritornata a far divertire grandi e piccini con appuntamenti serali in piazza Municipio.

Quando si comincia a sentire per la città la voce di Pulcinella profumata di caramella veneziana vuol dire che ci si sta inesorabilmente avviando verso l'autunno ma il passaggio è sicuramente reso più dolce dalla simpatia di quelle marionette che ne inventano una per sera! Pochi sanno che il teatrino ha un repertorio di spettacolo molto vasto, costituito da circa cinquanta storie di cui una quindicina non vengono quasi più messe in atto. 

Ogni sera lo stesso spettacolo viene replicato per tre volte per cui gli spettatori possono permettersi di scegliere l'orario più comodo, sedersi sotto un gazebo e godersi l'appuntamento con la maschera più famosa d'Italia.
Intanto, dietro il sipario, i giovanotti che animano le marionette sistemano su uno scaffale tutti i personaggi che verranno impiegati, preparano le luci, avviano l'audio registrato della "puntata da trasmettere" ed aprono la tenda rossa dando inizio allo show!

Sembra molto stancante tenere le braccia alzate, muoversi da una parte all'altra della scena, scambiare i personaggi e sbattere i piedi a terra su di una pedana per dare ancora più colore e forza ai battibecchi tra i protagonisti.

Le marionette, viste da lontano, danno l'impressione di essere piccole ed invece hanno la testa grande almeno quanto una mano...

Mentre la storiella va avanti, le facce dei bambini sono attentissime e pronte a farsi grosse risate ma purtroppo, come tutte le cose, prima o poi il sipario va a chiudersi un attimo dopo che Pulcinella ringrazia il pubblico e si prende il più meritato degli applausi!

Ma la festa non finisce qui: i bambini possono acquistare il burattino che più gli piace. Ce ne sono tantissimi che impersonano i cartoni animati più seguiti dai più piccoli oppure che rappresentano le maschere carnevalesche più famose.

Può capitare che le marionette non le comprino tutti i bambini, ma non c'è nessun bambino e nessun genitore che resiste davanti alle caramelle veneziane ed i croccantini del banco dei Ferraiolo!

La caramelle veneziane sono profumatissime e coloratissime e vengono conservate in barattoli, uno per ogni gusto: vaniglia, cioccolato, menta, limone, fragola, ecc.!
Tutti questi irresistibili dolciumi vengono realizzati lì, sul posto e nel primo pomeriggio è possibile assistere ai Ferraiolo che li preparano nella piazza!

Per chi fosse interessato, ulteriori informazioni sul Teatro nazionale dei burattini di Adriano Ferraiolo si trovano all'indirizzo www.ferraiolo.it !

lunedì 13 giugno 2011

Sant'Antonio di Padova e la benedizione dei bambini

La chiesa di Sant’Antonio di Padova festeggia ogni anno il suo Santo che è protettore dei bambini orfani. La festa che ogni anno si propone è abbastanza importante e richiama l’attenzione di buona parte dei campobassani. In passato la festa era sicuramente più grande, addirittura nelle vicinanze della chiesa venivano montate finanche delle giostre!
Ciò che però è importante è la serie di riti religiosi che accompagnano la festa del Santo. Ci sono due giorni di riti: il 12 e il 13 giugno.

Il 12 giugno oltre al Rosario e alla Santa Messa, c’è la benedizione dei bambini. Quando ero piccolo, pur non appartenendo alla Parrocchia, i miei genitori mi compravano il giglio e mi portavano nel piazzale della chiesa dove veniva fatta la “Consacrazione dei bambini a Sant’Antonio”: tutti i bambini, come succedeva anche prima, alzano il proprio giglio (che, per curiosità, macchia anche!!!) e viene pronunciata una preghiera di benedizione. In piazza solitamente si possono vedere anche quei bambini che hanno ricevuto una grazia e quindi per volontà dei genitori indossano un saio. Questo abito marrone, come quello di Sant’Antonio, per devozione va indossato per 13 mesi e 13 giorni a partire dal giorno in cui la grazia è stata ricevuta.
Il 13 giugno è proprio il giorno di Sant’Antonio e quindi, oltre alle celebrazioni eucaristiche, si fa una piccola processione e si benedicono dei pani che vengono distribuiti a tutte le persone. Queste, in cambio, danno un’offerta che viene donata agli orfani. Ecco perché si chiamano “Pani degli orfanelli”.
La serata della festa attira molte persone per via delle bancarelle e del concerto che viene organizzato.

martedì 31 maggio 2011

L'infiorata alla Santissima Madonna del Monte

Per parlare dell’infiorata bisogna dare la giusta importanza alla devozione che tutti i molisani nutrono nei confronti della Madonna. In Molise esistono dei veri e propri “itinerari mariani”:

- nell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano si venera: la Madonna del Monte (Campobasso), Santa Maria della Strada (Matrice), Beata Vergine del Carmine (Matrice), Madonna Addolorata (Castelpetroso), Madonna della Libera (Cercemaggiore), Maria Santissima delle Stelle (Sant’Angelo Limosano);

- nella Diocesi di Isernia-Venafro si venera: Santa Maria dei Cipressi (Fontegreca), Santa Maria delle Grotte (Rocchetta al Volturno), Santa Maria del Bagno (Pesche), Santissima Annunziata (Venafro), Madonna con Bambino (Isernia);

- nella Diocesi di Termoli-Larino si venera: Madonna della Salute (Castelmauro), Maria Santissima di Bisaccia (Montenero di Bisaccia), Madonna della Difesa (Casacalenda), Madonna Grande (Campomarino), Santa Maria Maggiore (Guglionesi);

- nella Diocesi di Trivento si venera: Santa Maria Assunta (Frosolone), Santa Maria di Loreto (Capracotta), Santissima Annunziata (Agnone), Madonna di Canneto (Roccavivara), Madonna della Saletta (Castel del Giudice), Madonna di Fatima (Bagnoli del Trigno).

La storia della tradizione è legata a quella del Santuario di Santa Maria del Monte di cui ancora non si conosce l’anno preciso di fondazione. È che nel 1277 morì il primo arciprete del Santuario, il sacerdote De Bonosmiro per cui l’anno di costruzione è antecedente a questa data. La chiesa si pensa sia nata come cappella e cimitero dei signori del castello visto che nel corso dei lavori di ristrutturazione si sono trovate delle ossa sotto il pavimento e si presume fossero quelle dei Monforte. La cappella in stile gotico fu riparata più volte fino ad assumere un aspetto più vicino allo stile romanico.
Cambiò l’architettura e cambiò anche il nome: la chiesa fu chiamata inizialmente Santa Maria de Supra, poi Santa Maria de Campobasso quindi Santa Maria Maggiore. Nel XVIII secolo divenne Maria Santissima Incoronata del Monte; tutto il popolo molisano è sempre stato molto devoto alla Madonna del Monte e a Lei offriva quanto di più caro aveva in cambio di grazie. Veniva donato, addirittura, dell’oro e così l’arciprete Nicola Maria Minadeo propose di adornare il capo della Madonna e quello del Bambino con delle corone d’oro ottenute dalla lavorazione manuale del metallo prezioso ottenuto in devozione. Il 5 giugno del 1904 l’incoronazione avvenne in piazza municipio con una grande cerimonia.
Andando avanti negli anni si arriva al 1911 ed in particolare al 30 maggio, in cui la chiesa venne inaugurata dopo dei lavori indispensabili per rimetterla a posto. Per le strade della città la statua della Madonna venne portata in processione il mattino successivo, dando inizio alla tradizionale processione che da allora chiude ogni anno il mese mariano.
Oggi la processione attraversa le strade del centro storico ed il centro città nel pomeriggio ma la statua non è più la stessa di allora: di quella non si hanno notizie da qualche anno. Quella autentica ha subito tanti ritocchi e lavorazioni nei secoli. Originariamente era in stile bizantino, tutta in legno, compresi i capelli ed i vestiti. Nel 1904 venne coperta da un abito bianco e azzurro come quello che si può vedere ora, ma i ricami del vestito autentico erano in oro. Sulla statua era riportata una data: 1334. Non si sa se si riferisse all’anno di realizzazione o di primo restauro.

Solo negli anni successivi la processione iniziò a percorrere le strade coperte da manti di fiori, tipicamente rose e ginestre. Su questi tappeti solo la Madonna portata in spalla può passare mentre si ascoltano preghiere, cori di devozione “Viva Maria”, applausi per gli artisti improvvisati che con passione riescono a realizzare opere molto caratteristiche, colorate e profumate.

C'è chi fa prima una bozza di gesso direttamente sulla strada, chi si diverte a disegnare con la polvere di caffè, chi usa varie tipologie di fiori per disporre di una più vasta scelta di colori, chi preferisce migliorare il proprio omaggio alla Madonna con sale colorato. Queste ultime soluzioni diventano quasi indispensabili in quelle annate in cui la natura ha portato pochi fiori!

Ed in questo clima di festa gli artisti sono i bambini, i ragazzi, gli adulti e gli anziani! Addirittura alcuni bambini vogliono che a lavorare al loro tappeto non si intrometta nessun adulto!

Oggi l’infiorata viene organizzata ancora più con cura: i tappeti devono essere realizzati dentro dei riquadri in erba, il cielo viene “addobbato” con nastri colorati che incorniciano la statua della Madonna in processione, addirittura si preparano coriandoli con il nome di Maria stampato su che vengono lanciati a pioggia verso la statua insieme ai petali di rosa…
Il percorso da seguire è lungo e termina a tarda sera nel piazzale dei Monti dove si procede con una benedizione e poi si lascia spazio alla festa popolare con il cantante, i fuochi d’artificio (quando ci sono i soldi), le bancarelle e così via.
Mentre proseguono i festeggiamenti, i frati, dentro la chiesa, provvedono a sistemare la Madonna, sostituendole la corona e gli accessori in oro usati durante la processione. Tra questi accessori c’è un’ancora che Maria porta in mano ed una rosa.

venerdì 13 maggio 2011

La fiaccolata del 13 di ogni mese


La devozione a Santa Maria del Monte nella città è molto forte e si tramanda da generazioni. I campobassani sono così legati alla Madonna che le hanno dedicato una preghiera:

"O Maria Santissima Incoronata del Monte,
dolce nostra speranza,
eccoci prostrati ai piedi della tua bella immagine
che dall'infanzia imparammo a venerare,
davanti alla quale i nostri padri mai invano pregarono.
Tu, che tante volte allontanasti dalla nostra città
i morbi, le siccità, le guerre e gli infortuni,
liberaci ora dal peccato e dai nemici della religione
che cercano, con le loro massime, separarci da te.
Da questo monte benedici e soccorri chiunque ti invoca
ed in particolare modo i nostri compaesani
che vivono lontani dalla nostra città.
Risveglia in noi il timor santo di Dio,
l'adempimento alla sua legge e l'amore alle virtù,
affinché più facilmente i tuoi celestiali favori
vengano a consolarci.
Proteggi le nostre famiglie, le nostre campagne, i nostri interessi
e supplisci con la tua misericordia alle nostre colpe,
che contriti confessiamo e detestiamo.
Così vivendo in vita sotto il tuo potente patrocinio,
saremo sicuri in morte della tua amorosa assistenza,
per quindi venire a goderti senza fine
nella celeste Sionne.
(Continua con il "Salve Regina")"

Durante il mese mariano nella chiesa di S. Maria del Monte si celebrano le messe del "mese di maggio" ed ogni giorno alle 6.00 del mattino i banchi si riempiono di fedeli, così come avveniva in passato.
Inoltre, durante questo mese, arrivano nelle parrocchie dei predicatori da altre diocesi. Negli anni ottanta, quando il Rettore del Santuario era Padre Gerardo Saldutto, arrivò il predicatore Padre Paolo Berti. Rimasto colpito ed affascinato dalla forte devozione dimostrata dai Campobassani nei confronti della Madonna, propose di fare così come aveva visto nella città di Bologna sulle pendici della collina di San Luca: ogni 13 del mese si poteva fare una fiaccolata durante la quale si diceva il Rosario alternato a canti e brevi commenti del predicatore.
La proposta fu subito accettata e, immediatamente, furono acquistate le prime fiaccole a Napoli (nella "spedizione" c'era anche mia madre)!
Da allora, ogni 13 del mese ha luogo questo momento di preghiera: da maggio ad ottobre si svolge all'aperto lungo le pendici della collina dei Monti, mentre nei mesi freddi si svolge dentro la Chiesa di Santa Maria del Monte.
Negli anni passati il percorso passava lungo la strada che porta dai pressi di porta San Paolo (punto di raccolta) fino al piazzale della Chiesa e del Castello Monforte. Da quando è stato realizzato il percorso della "Via Matris" è proprio qui che si snoda la fiaccolata fino ad arrivare sempre nel piazzale, o addirittura nella Chiesa, dove si celebra una funzione conclusiva con lettura del Vangelo, omelia e benedizione.
Della fiaccolata colpisce la straordinaria partecipazione da parte dei fedeli: si trovano famiglie intere a pregare insieme, a partire dai bambini, i ragazzi, i genitori, i nonni! Tutti con le fiaccole in mano e concentrati a pregare, cantare ed ascoltare.
Non mancano le scene divertenti nel rispetto dello spirito della processione: fiaccole le cui protezioni in carta prendono fuoco, signore anziane che primeggiano e accelerano le parole delle preghiere e delle canzoni lasciandosi andare anche ad acuti striduli, smorfie di bambini che stanchi comunque continuano a seguire la fiaccolata affascinati dalle luci dolci delle candele. Immagini che ricordo fin da quando ero bambino e che non smettono mai di emozionare.

Nota:
Tornando alla citata Via Matris, questa è stata realizzata sull'altro versante della collina sotto proposta di Padre Gerardo Saldutto, il quale voleva che lungo il percorso fossero disposti anche punti di ritrovo e strutture sportive. E' stata, però, concessa solo la realizzazione di un piacevole viale alberato che si affaccia su una parte della città, lungo il quale sono disposti del grossi pannelli di bronzo che rappresentano le quindici stazioni del Rosario. La realizzazione e l'allestimento del viale è stato possibile grazie alle offerte dei fedeli che vivevano in città o che, addirittura, erano emigrati all'estero.

martedì 19 aprile 2011

La processione degli apostoli

Nel pomeriggio del Giovedì Santo per le strade della città di Campobasso si può assistere ad una delle manifestazioni più caratteristiche e significative della tradizione cittadina: la processione degli Apostoli. Si tratta di una cerimonia semplice, senza alcuna pomposità ma radicata nella cultura campobassana. E' una processione che, per la sua straordinarietà, è stato richiesto all'Unesco il riconoscimento come patrimonio mondiale dell'umanità.
La gratitudine dell’abate Zita per aver recuperato la salute dopo una grave malattia diede vita alla tradizione secondo cui il Giovedì Santo degli anziani scelti tra i più bisognosi dovevano vestirsi con sacco, berretto di pelle o grossa lana, bastone e sandali, prendere parte ai precetti religiosi ed incamminarsi in processione raggiungendo tutte le chiese con il Santissimo Sacramento esposto. Nella Chiesa di S. Leonardo, al termine della processione, avveniva il rito della lavanda dei piedi.
I figuranti sarebbero poi stati ricompensati con una serie di portate pari proprio al loro numero, un biscotto e delle monete di rame. Tutto questo anche negli anni a seguire la sua morte, a carico dei suoi familiari.
Oggi la tradizione vive e viene tramandata dalla Confraternita Pia Unione di San Giovanni Battista ed i tredici figuranti vengono scelti a sorte la Domenica delle Palme anche tra i giovani purchè appartenenti alla Confraternita Pia Unione di San Giovanni Battista.
I tredici, partendo dalla chiesa di San Giovanni Battista, a passo lento e con spirito raccolto raggiungono le chiese Cattedrale (piazza Prefettura), San Leonardo (largo San Leonardo), Sant’Antonio Abate (via Sant’Antonio Abate), Santa Maria della Libera (piazza V. Emanuele), casa Maria Annibale di Francia (viale Elena), Sant’Antonio di Padova (viale P. di Piemonte), Mater Ecclesiae (via Svevo), santuario Santa Maria Del Monte (viale del Castello), San Paolo (via Tiberio), casa della carità (via Garibaldi), Sacro Cuore (piazza San Francesco), San Giuseppe (via Gramsci), San Pietro (via San Giovanni dei Gelsi) e San Giovanni Battista (via San Giovanni dei Gelsi). In ognuna di queste chiese gli apostoli si raccolgono in preghiera dinanzi agli altari della reposizione (detti erroneamente “sepolcri”) e cioè il luogo che custodisce l’Eucarestia.
Nel giorno del Giovedì Santo questi altari vengono tradizionalmente decorati in maniera solenne dalle singole parrocchie ed i fedeli si recano ad adorare il Sacramento facendo anche file molto lunghe. Gli altari vengono disfatti il pomeriggio del Venerdì santo, giorno della morte di Gesù. Credenza pagana vuole che il numero dei "sepolcri" visitati sia in numero dispari.
Nella chiesa Cattedrale, prima tappa dopo l’uscita dalla chiesa di San Giovanni Battista, gli Apostoli partecipano alla Messa celebrata dal Vescovo. Dopo l’omelia il celebrante procede con la caratteristica lavanda dei piedi: ciascun apostolo siede su uno sgabello ed il Vescovo, così come fece Gesù con i suoi discepoli, lava, asciuga e bacia i piedi in segno di umiltà e di spirito di servizio.
Non è facile distinguere tra loro gli apostoli raffigurati. Solo quattro di questi sono riconoscibili in quanto portano con loro dei simboli caratterizzanti. In ogni modo procedono in ordine: Simone di Cirene che porta la Croce e simboleggia una guida per gli apostoli; poi Giovanni vestito completamente di rosso; Pietro che porta due grandi chiavi: una d’oro del Paradiso ed una nera dell’Inferno; Giacomo Maggiore, Giacomo Minore, Bartolomeo, Simone, Matteo, Andrea, Tommaso, Filippo, Taddeo; infine Giuda Iscariota che porta tra le mani il sacco con i denari del tradimento.