Durante la Quaresima, nella chiesa di Santa Maria della Croce, si svolge la pia devozione della Via Crucis durante la quale, un coro di voci scelte, esegue, per ciascuna delle quattordici stazioni, un canto musicato dal nostro maestro Michele De Nigris e i cui versi sono di Pietro Metastasio.
I fedeli che ascoltano numerosi si immergono in momenti di riflessione, meditazione e contrizione legati alla via della croce percorsa da Gesù fino al Golgota dove venne innalzato sulla Croce.
Nella parte conclusiva del periodo di Quaresima, a partire dalla settimana che precede la Domenica delle Palme, si svolge il “Settenario a Maria Addolorata" arricchito parimenti da meravigliosi canti scritti e musicati sempre dal Metastasio e dal De Nigris, il cui titolo era origine "O di Gerico Beata". La tradizione ai campobassani è nota come "Zuchetazù".
Queste devozioni-tradizioni meriterebbero a gran titolo di essere conosciute molto più ampiamente al di fuori delle nostre mura cittadine, poiché non sono semplicemente sterili rappresentazioni sceniche strappalacrime, ma hanno insito il valore religioso, non folkloristico. Questa è la loro forza che fa si che sopravvivano al tempo e alle mode.
Bisogna ringraziare le persone che nel corso di questi lunghi anni si sono prodigate con sacrificio all'organizzazione e alla buona riuscita degli eventi. Ad andare un po’ indietro nel tempo un grazie di cuore lo dobbiamo al Rettore della chiesa di Santa Maria della Croce Rev. Don Antonio Morena, morto negli anni novanta e troppo facilmente dimenticato: dobbiamo a lui l'organizzazione materiale non solo di queste, ma di altre tradizioni religiose che si svolgono ancora nella suddetta chiesa. Il meraviglioso allestimento dell'altare della reposizione del Giovedì Santo (comunemente ed erroneamente chiamato sepolcro).
Fondamentale, inoltre, il contributo dei musicisti che negli anni hanno suonato violini, clarinetti, contrabbasso, flauto dolce, organo. Tra questi il maestro Izzo, Pasquale Ialenti, Vittorio Gravina, i Fratelli Luigi e Nicola Aurisano, Leo Quartieri, Gastone Di Soccio, e tanti altri che, sotto la direzione di Don Armando Di Fabio prima, e del maestro Colasurdo ora, hanno donato il loro talento alla città.
Ottimo il racconto, encomiabile il ricordo delle persone che hanno contribuito in modo fondamentale al permanere e svilupparsi di questa tradizione.
RispondiEliminaUna delle "cusarelle cambuasciane" di cui andare veramente fieri.